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First Fruits è il primo lavoro di John Florio, pubblicato a Londra nel 1578 all’età di 25 anni. Intitolato Florio his firste fruites which yeelde familiar speech, merie prouerbes, wittie sentences, and golden sayings. Also a perfect induction to the Italian, and English tongues, as in the table appeareth. The like heretofore, neuer by any man published questo lavoro riflette il periodo di insegnamento di Italiano di John Florio a Londra, quando molti dei suoi allievi erano giovani poeti e intellettuali dell’epoca.


PRIMI FRUITI

.. Quindi forse il vostro continuo amarla, farà diventare il suo cuore di Tigre, misericordioso…”


PRIMI FRUTTI

DEDICA

La dedica di questo lavoro è firmata da Londra, 10 agosto 1578: “All. mo Et. Ecc. mo Sr. il Roberto Dudleo, Nobil Conte di Licestra, Degno Barone di Denbigh, Cavaljere del Nobil Ordine de la Garatjera, Grand Scudjero, et Consejere de la Serenissima Regina d’Inghilterra, Signor suo Benignissimo” Il libro porta il timbro dello stemma del conte, che potrebbe comparire solo se l’autore fosse sotto il patrocinio di famiglia. Il conte di Leicester era infatti uno dei patroni letterari più corteggiati del tempo. Dal momento che il padre di John, Michelangelo, era tutore di italiano per Leicester, Florio supplica di avergli trasmesso un sentimento di devozione per la famiglia Dudley. Fu attraverso First Fruits che Florio sperò di poter entrare al servizio di Leicester:

“Massime per esser io uscito de le viscere di chi v’è stato fedel, e divoto Vasssallo, e per conseguente essendo io restato Successore de la medesima servirtù, e divotione: vorrei pjacendo così alla E. V. esser nel numero de quelli che con perfetto amore vi servono.”

John Florio, Firste Fruites
1578 – Londra – Editore. Thomas Woodcocke.

LA LETTERA DEDICATORIA

La dedica segue una “Epistle Dedicatorie” al Conte di Leicester molto simile alla dedica italiana: si rivolge a lui come suo signore e cerca la sua protezione dalle critiche come studioso alle prime armi appena partito con la carriera. Allo stesso modo, seguono altre tre epistole di Florio. Uno è “A tutti i Gentilhuomini Inglesi che si dilettano con la Lingua Italiana”; il secondo è “Al lettore amichevole, cortese e indifferente”; e il terzo è “A tutti i Gentilhuomini e Mercanti Italiani”. L’ultima epistola è in parte una difesa di Florio a sè stesso contro le accuse di non essere in grado di scrivere buon Italiano perché non nato in Italia, e che non adatto ad insegnarlo perché non vero studioso:

Só bene che alcuni diranno come pvò scriver costui bvon Italiano? & non é nato in Italia? á qvelli rispondo che considerano bene i fatti svoi, alcuni altri diranno, come é possibile che costui sappja dar regole & non é dotto? à qvelli non só che dire perche dicono la veritá.

FLORIO: INSEGNAMENTO, NON LA SUA PROFESSIONE

In questo contesto, non è stata prestata sufficiente attenzione all’importante dichiarazione fatta da John Florio che NON ERA un insegnante di professione. Quest’affermazione è stata considerata come una mera distinzione fatta al fine di prevenire le critiche avverse. Ma Florio ha chiaramente sottolineato che furono le circostanze che lo costrinsero ad adottare questo mezzo per guadagnarsi da vivere, e dovrebbe essere preso in considerazione in quanto servono a spiegare molte caratteristiche dei suoi First Fruits. Che il suo atteggiamento nei confronti dello studio delle lingue moderne fosse ben lontano da quello di uomini come Hollyband è reso ancora più chiaro nei Second Frutes. 1 Non è un caso, infatti, che alcuni dei più lunghi capitoli dei First Fruits contengano citazioni e chiari riferimenti alla letteratura e ai grandi scrittori.

L’INFLUENZA DEL PADRE DI JOHN NEI PRIMI FRUTTI

Rispetto al suo successivo manuale, First Fruits é leggermente sottotono. Inoltre, le critiche alla vita contemporanea sono da un punto di vista puritano. La studiosa Yates trova una spiegazione di questa insolita scelta di Florio:

Una sopravvissuta presenza teologica della cultura italiana che ai tempi di Michelangelo Florio era la più importante. Si tratta di un deciso sforzo di inculcare il gusto per la lingua e la letteratura italiana, evitando con decisione la ” malizia ” associata al nuovo umanesimo italiano.

Yates, F., John Florio, The Life of an Italian in Shakespeare’s England, p. 36

Gli estratti letterari che Florio cita – per lo più da Guevara, Guicciardini e Sandford – hanno generalmente, infatti, un tono moralizzante. La prima pubblicazione di Florio riflette la cultura italiana durante l’era di Michelangelo: il desiderio di impiantare la gioia e il piacere della cultura italiana evitando riferimenti a qualsiasi contenuto a sfondo sessuale.

FLORIO & I LEICESTER’S MEN

Undici poesie precedono il testo. Quattro di loro, raggruppate insieme, sono versi scritti dalla compagnia teatrale di Leicester. Sono Richard Tarlton, Robert Wilson, Thomas Clarke e John Bentley. Ringraziano John Florio per aver contribuito a portare la novellistica Italiana nel teatro Inglese. Allo stesso modo, altre poesie sono di Richard Hakluyt, Stephen Gosson, I.P., John Cowland, Ri. Collines, T.C. (forse Thomas Churchyard) e I.H. (forse John Harvey). Inoltre, Stephen Gosson scrive una poesia che rivela il suo apprezzamento per i metodi di istruzione di Florio.

ROBERT WILSON IN PRAYSE DI FLORIO

The pleasant fruites that FLORIO frankly yeeldes, unseene tyl now, saue in Italian soyle:

May quickly florish in our English fieldes,

if in this woorke we take but easie toyle.

He sets, he sowes, he plants, he proynes with paine,

the seedes, and Cienes farre fet from forraine landes:

And genes us (idle) both the stocke and graine,

even his firste fruites the ioy of labouring handes.

We geue hym nought, if we can not deuise

to giue him thankes, that may hym wel suffice.

JOHN BENTLEY IN COMMENDATION OF HIS FRIEND I.F.

the fine Italian tongue to knowe:

And you Italians that would haue,

a Rule the English speach to showe:

Geue FLORIO thankes, whose first fruites teach,

Howe you the grounde of both may reach.

RICHARD TARLTON IN PRAYSE OF FLORIO HIS LABOUR


If we at home, by Florios paynes may win,

to know the things that travailes great would aske:

By openyng that, which heretofore hath bin a daungerous journey,

and a feareful taske.

Why then ech Reader that his Booke doe see,

Give Florio thankes, that tooke such paines for thee.

THOMAS CLARKE IN COMMENDATION OF FLORIO

No labour wantes deserued meede,

no taken toyle is voyde of gaine:

No grounde so barren, but the seede,

and somewhat more wyl yeelde for paine,

For paine? why then should FLORIO feare,

To reape the gaine, he merites heare.

Which gaine, is onely good report,

and honour due for taken toyle.

Which graunt hym wyl the wiser say so,

for whom he tylles this fertile soyle.

And settes the slips in English lande,

of Tuscane tongue, to spring and stande.

As for the rest, if they requite,

his labour yl, what may he say?

I have this done for their delight,

and they for paine disdaine me pay.

Ma non importa, sith this so,

Ile please the best, the rest shal go:

Bent to content.

The same in French.

Qui voudra voir & auoir

La Science, e le scaouir

De la Langue Italienne

FLORIO l’ha escrit

Pour nostre gran deduit

A infi come il auienne.

Donques ensa Louange

Faisons nous vers estrange

Et en Langue estrange ausi.

Pour son gran Labeur pris

Il en aura le pris

Le bien de son enuy.

FIRST FRUITS: STRUTTURA

L’unica copia sopravvissuta dei First Fruits è oggi al British Museum. Non ha il frontespizio ed è un volume di 99 pagine. I quarantadue dialoghi drammatici dei First Fruits sono graduali, iniziano in modo semplice e diventano più difficili verso la fine. Inoltre, dopo i dialoghi, c’è un piccolo dizionario di parole usate: parti del corpo umano, famiglia, giorni della settimana e numeri. L’ultima sezione del Firste Fruits è costituita da una sezione grammaticale: ” Regole necessarie per indurre gli Italiani a proferir la Lingua Inglese” Questa sezione serviva per aiutare gli italiani a pronunciare l’inglese. E’ molto interessante in quanto è uno dei primi esempi della pronuncia dell’Inglese del periodo elisabettiano.

TECNICA DI FLORIO: TRADURRE, MODIFICARE, ADATTARE

Per il suo primo lavoro, Florio cita Hore di Ricreatione di Lodovico Guicciardini e Libro Aureo di Guevara. Usò anche la traduzione di James Sanford dell’opera di Guicciardini del 1573, e la traduzione inglese di Lord Berners di Guevara, così come la versione di Thomas North The Diall of Princes. In breve, usò tutte le possibili traduzioni disponibili, e le modificò, riadattando il testo in modo personale. Pertanto nella colonna italiana a volte usò la traduzione di Portonaris da Trino aggiungendo parole proprie e alterazioni. Per la colonna inglese, invece, utilizzò la sua traduzione prendendo ispirazione dalle versioni inglesi di Berners e North e della traduzione francese di Berthault.

PRIMI FRUTTI: TEMI

Florio è noto per le sue deviazioni dal consueto contenuto dei manuali di lezione di lingua, e Firste Fruits è particolarmente interessante come espressione delle osservazioni e delle opinioni di Florio su vari aspetti della vita londinese dell’epoca. Ad esempio, ci sono molte opinioni e allusioni sull’attualità mentre i personaggi vagano per le strade, si incontrano per un pasto insieme o si siedono su una panca per una chiacchierata. La varietà degli argomenti discussi – scherma, pettegolezzi di corte, qualità ammirevoli di Queen’s Elizabeth, il teatro, il vino, l’amore – rende infatti il libro uno dei manuali di lingua più interessanti del periodo Elisabettiano. 2

Wil you sup with me this night? We will have a salet.
Yea, but my chamber is so far, and the gate are shutte so soon, that if I come, I shall not get in.
You shall lie with me, you shall have a good bed and a paire of clean sheets, I pray you come.


LONDRA, PETTEGOLEZZI DI CORTE, LA REGINA ELISABETTA

Nel primo capitolo due signori camminano per le strade di Londra, si scambiano parole galanti con le signore, comprano nei negozi di Cheapside, parlano di pettegolezzi. Discutono anche delle notizie che provengono dai Paesi Bassi e dei soldati che combattono contro il Duca di Alba. Poi parlano delle qualità della regina Elisabetta e di quanto sia ben addestrata in lingue straniere, affermando che “Nessuna lingua è sufficiente per lodarla abbastanza”. Comprano libri a St. Paul e vagano per le strade buie della città.

TEATRO, OVIDIO E PIRATI

Nel capitolo XV parlano dell’Inghilterra e del paese adottivo di Florio: una terra con “buona aria” dove siva a vedere commedie, tragedie, risse di orsi, passeggiare in campagna o andare in barca sul Tamigi. In un altro capitolo parla di Musica e Amore. Nel seguente cita le opinioni di Ovidio sull’Amore. Cita anche criminali, pirati e ladri. Lo stile di Florio è giornalistico e fornisce un’osservazione vivida e precisa del suo tempo. Questo libro era senza dubbio un quadro sensazionale dell’Inghilterra Elisabettiana.

FIRST FRUITS: DIALOGHI

Firste Fruits è saturo di discussioni riguardanti stoffe e abbigliamento, e di come vengono acquistati e venduti, confrontati e diffusi. 3


“Nel terzo dialogo, due personaggi rinunciano a corteggiare donne a Londra per “andare a camminare a Cheape per comprare qualcosa”: si cerca “un cappello, un paio di calzette bianche”, mentre l’altro vuole “un paro di Pantofole e Scarpine”. Discutono dei prezzi, annusano guanti profumati, e confrontano il colore delle loro giarrettiere e calze. […] Più tardi, un personaggio sulla strada dello Scambio elenca alcuni degli elementi alla moda che si potrebbero trovare lì: “Io comprerò un cappello, un berretto, una cintura, un Giupone di Tafetado, veluto, Grossograno, Raso, Mocagliado, Ciambelotto bianco, rosso, verde, giallo, turchino, bigio e negro.”


Gallagher, J. (2017) The Italian London of John North: Cultural Contact and Linguistic Encounter in Early Modern England. Renaissance Quarterly, 70 (1). pp. 88-131

METAFORE

Florio si avvale anche di metafore tratte dal commercio di tessuti (connesso all’immigrazione).

“Ora vediamo, se tutti i colori che avete, sono in grado, da inglesi naturali, di tingerci in italiani artificiali.”

Florio, John, First Fruits, 1578, p. 106

TEMI FILOSOFICI

Florio tratta anche diversi temi filosofici. Nel capitolo 36 parla dell’ingiustizia sociale:

“Andando per il mondo, ho visto, che il sedizioso comanda il pacifico, il superbo all’umile, il tiranno al giusto, il crudele al pietoso, il codardo all’ardito, l’ignorante al prudente: ho visto i peggior ladroni impiccar i più innocenti. Ora vediamo alcuni governare anime nelle Chiese, che non son bastanti a governar pecore nelle montagne, e che questo sia vero se ne vede giornalmente l’effetto, perché tali prelati non governano ma guastano,non giovano ma offendono, non resistono ai nemici, anzi gli danno in mano gli innocenti, non sono Giudici ma tiranni, non sono clementi ma carnefici: non aumentano la repubblica, ma dissipano la giustizia, non conservano le leggi, ma trovano nuovi tributi: non suscitano il bene, ma suscitano il male: questi sono i vescovi del nostro Papato.”

Pg. 81

Il capitolo 18 discute la virtù dei vini:

Signore, io vi dirò la verità, mi sa bon la birra, mi sa bon l’ala, ma mi sa meglio il vino, perché come dice Plino, il vino (ogni volta, che si usa moderatamente) é una cosa ordinata da Dio, il vino amorza la sete, ravviva gli spiriti, conforta il cuore, aguzza l’ingegno, alegra l’animo dolente, fa bona memoria, ammazza gli umori cattivi, fa buon sangue….” Pg. 28


INFORMAZIONI SULL’APPRENDIMENTO

Sull’apprendimento Florio dice:

“Certo se mi volete credere, io staria giorno e notte a sentir simil sentenze, voi mi avete molto rallegrato il cuore. Mi meraviglio come sia tu capace di memorizzare così tante sentenze.” Pg. 28

L’intensa antipatia per gli stranieri è mostrata in un dialogo in cui Florio si lamenta della maleducazione di alcuni Inglesi verso gli stranieri:

Cosa pensi dei modi degli Inglesi? Me lo puoi dire, per favore.


Ti dirò la verità, alcuni sono educati, ma altri no.

Con chi sono maleducati?

Con gli stranieri.

chapt. 28 pg. 51

FIRST FRUITS: PROVERBI

I deI bei detti, i proverbi, le belle richieste, le diverse frasi, divine e profane, e molte altre battute sono state scritte per divertire e deliziare. 4

Ma ditemi ancora una cosa, che io vi voglio domandare, se potete: Qual’è la più pesante cosa? Questo ve lo so dire per esperienza, perché l’ho provato, la più greve cosa che sia, é un Etcetera, perché se la si piglia per strada, non potete portarla lontano un passo più.

Certo voi avete colto il chiodo sulla testa.

Qual’è la più forte cosa di queste tre, o vino, o donna, o la verità? Ditemi di gratia.

A dirvi la verità, secondo il mio basso parere, non essendo dotto, la verità mi pare la più forte.

Così credo anche io, perché le altre due si possono vincere legiermente.

Capitolo 21

PROVERBI COME ORNAMENTO NATURALE

L’uso di proverbi come ornamento naturale per la lingua è una delle caratteristiche eccezionali del libro. Spesso interi dialoghi si svolgono su proverbi, contro proverbi e bei detti.

“Io so bene che voi sapete recitar de bei detti

Da poi che voi siete così importuno, io comincierò, ma avvertite, se io erro, perdonatemi vi prego.

A chi non offende, legiermente si perdona, cominciate pure.

La più bel cosa che adorna un principe é la fedeltà

Veramente é vero

In un Clerico umiltà

Così dice il Filosofo

In un Prelato sapientia

Si ma non bisogna che la sapientia si abusi.

In un Cavaliere, valore.

De quelli ce ne pochi

In un ricco liberalità

Se avessi detto avaritia, quello si avresti indovinato, perché piùttosto vedrete volar i pesci, che veder un ricco uomo liberale.”

Pg. 35

PROVERBI NEL LINGUAGGIO COMUNE

Va notato, tuttavia, che Florio non credeva nell’utilizzo di proverbi solo come “gemme” o solo come ornamento esterno dello stile letterario. Piuttosto, cercò di arricchire il linguaggio tessendo proverbi in un discorso comune in modo che l’espressione venisse spontaneamente e con grazia.


“Non é oro tutto ciò che luccica…” Pg. 32
Più acqua scorre dal mulino di quanta ne sappia il mugnaio.…” Pg. 34
“Quando il gatto non c’è i topi ballano…” Pg. 33
“Colui che non fa, non rende…” Pg. 26
Un’erbaccia malata cresce velocemente..” pg. 31
La fine rende tutti gli uomini uguali..” Pg. 31
“Fare di necessità virtù” pg. 32
Ciò che è fatto in fretta, è fatto bene.…” Pg. 27

“Dare ai perdenti il permesso di parlare” pg. 33

“È tempo perso parlare d’amore” p. 71

“La necessità non ha legge” pg. 31

“Una morte galante onora un’intera vita” pg. 34

ESPEDIENTI COMICI

Simile ai proverbi sono i sillogismi e detti spiritosi come gli espedienti comici.

“Orsù, ditemi, qual’è la più vecchia cosa che sia.

Veramente io non lo so, ditemelo per cortesia.

Iddio è la più vecchia cosa.

Ma come lo provate?

Perché lui é sempre stato,e mai ebbe principio.

[..]

Ma ditemi, qual’è la più veloce cosa che ci sia?

La più veloce cosa che ci sia, credo sia l’animo dell’uomo, perché ora é qua, ora é là, adesso in un luogo, adesso in un altro.”

Pg. 37

FLORIO & ITALIANO

Come apostolo della cultura rinascimentale in Inghilterra, Florio incoraggiò lo studio delle lingue straniere, che era una necessità pratica per i mercanti, i viaggiatori e i diplomatici. Florio aveva probabilmente ragione nei suoi commenti sull’inutilità della lingua Inglese al di fuori dell’Inghilterra 5

Che cosa pensi della lingua Inglese, dimmelo, ti prego?

E’ una lingua che va bene in Inghilterra, ma passato Dover, non val nulla.

Non é usata in altri paesi?

No signore, con chi la dovrebbero parlare?

Con i mercanti Inglesi

I mercanti Inglesi, quando sono fuori Inghilterra, non le piace parlarla e non la parlano.

Pg. 50

INGLESE, UNA LINGUA “CONFUSA”

Florio continua a ritrarre l’inglese come una lingua “confusa, arrepezzata con molte lingue”. Poi si lamenta di quanto poco realizzati siano gli inglesi linguisticamente:

“… solo pochi di questi uomini inglesi si dilettano a far imparare ai loro bambini diverse lingue, la qual cosa mi dispiace. Quando sono arrivato per la prima volta a Londra, non conoscevo l’inglese, e ho incontrato più di cinquecento persone, e non ne ho trovata una che mi avesse detto in Italiano o Francese dove fosse la posta.”

Pg. 51

Critica anche il modo in cui gli inglesi imparano le lingue:

E cosa vorresti che facessero? Imparare le lingue?

Si, signore, e allevare bene i loro figli, e far insegnare loro a leggere, scrivere e parlare diverse lingue, e non fare come molti di questi gentiluomini Inglesi che conosco.

E cosa fanno loro?

Vedo certi gentiluomini, piuttosto ignoranti, a dir la verità, che iniziano ad imparare a parlare italiano, francese e spagnolo, tre parole di francese, e quattro parole di italiano, pensano di averne abbastanza, e non studiano più.

PLURILINGUISMO DI FLORIO

I dialoghi di John Florio, oltre a insegnare la lingua italiana, erano destinati ad aiutare lo studente nella scrittura di testi. Il suo intento nello stile attento, ornamentale ed eufuistico è quello di portare a una raffinatezza nello stile inglese dello studente.

Inoltre, il plurilinguismo di Florio può essere notato già nei suoi First Fruits. Nel capitolo 43, ad esempio, elenca circa 400 parole italiane con i loro equivalenti inglesi. Tra questi, molti di loro suggeriscono la sua esposizione ai dialetti della Val Bregaglia e del Nord Italia. 6

FIRST FRUITS & GABRIEL HARVEY

Gabriel Harvey aveva una copia dei First Fruits di Florio, che annotava con cura lamentando la difficoltà che trovava nell’imparare l’italiano e lodando Florio per il suo talento di docente:

“Come fanno il Conte di Leicester, il Maestro Hatton, Sir Philip Sidney, e molti dei nostri cortigiani eccezionali, a parlare la lingua italiana così fluentemente. . . . Florio, quante volte hai creato istantaneamente Italiani fluenti?”


Gallagher, J. (2017) The Italian London of John North: Cultural Contact and Linguistic Encounter in Early Modern England. Renaissance Quarterly, 70 (1). pp. 88-131., p. 123

First Fruits è stato il primo passo della carriera di Florio in cui il suo stile forte, brillante nella forma e nella ricchezza di vocabolario, è già visibile, e che lo affermerà in seguito come uno scrittore geniale. Di seguito, alcuni capitoli completamente trascritti da First Fruits e la copia completa del libro disponibile online.

FIRST FRUITS: LEGGI QUALCHE CAPITOLO

Capitolo 10: Parlare con una donna

Carissima signora, come state?

Iosto bene, pronta per servirvi

Certis signora, vi rendo mille gratie, io so che siete cortese

Voi siete pronto per darmi la baia

Non certo signora, perdonatemi

Non mi avete offeso

Ma ditemi di gratia signora, volete che io vi ami?

Io non posso tenermi che non mi amate, ma non son degna di essere amata

Perché dite così?

Perché é vero

Perdonatemi, voi errate

Io credo di no

Io quanto a me mai non fui suggetta a amore, ne anche cerco di essere

Capitolo 14: A Parlar d’Amore

Caro amico, io ti prego, che tu mi voglia aiutare

Volentierei, ma che aiuto volete avere? Che cosa vi manca?

O caro fratello, io sono innamorato con una donna, la quale é tanto crudele, che non mi vuol nè vedere, né sentire: la qual cosa mi fa quasi morire

Oimé fratello, volete lasciarvi vincere da amore il quale è se non un putto orbo, e non vede?

Ma come può star questa cosa?

Domandate a coloro che ne hanno fatto prova

Io non ne conosco nessuno

Io sono uno di essi

Non é possibile

Così non fosse

Io non lo credo

E ‘troppo vero, lui mi ha ferito con più di mille strali, ma non ha ferito lei, che se avesse, io ne sarei molto allegro,e allegrissimo.

Voi non lo sapete

Io lo so troppo certo.

Parlate a lei

Lei non mi vuol sentire

Scrivetele una lettera

Lei non sa leggere

Fatela parlare con qualcuno

Io non ho nessuno che mi sia fedele, come si richiede

E chi é ella, é vergine, o donna?

Lei é vergine, figliola di un mercante di questa città, così famosa e grande.

Accarezzatela, fatele qualche dono, a lei o a suo padre.

Non lo conosco.

Imparate a conoscerlo.

Avete mai parlato a lei?

Signor si, ma lei non mi vuol sentire, io la amo, lei mi odia, io la seguo, lei mi fugge, io la adoro, lei mi disprezza, io la prego, lei si chiude le orecchie, che farò misero me?

Non disperate

Che farò dunque?

Amatela di continuo

Così faccio, ho fatto e farò.

Seguite l’esempio di Ovidio

E qual’è?

Siate costanti

Io sono costante, e leale,e sempre caro fino alla morte, e anche dopo morte, se fosse possibile, come non é, ma tutto non vale, e quello che io ho visto, e vedo. Vi prego datemi qualche buon consiglio.

Assaltatela

Lei é donna

E voi siete uomo

Tanto più presto la vincerete

Ma non mi conviene

Perché la Legge la difende

Che Legge?

La Legge di Iddio, e degli uomini

Rompete le leggi

Io meriterei la morte

Che morte più dolce, che morir per amore?

Se morendo in gratia a lei, morirei volentieri, ma altrimenti non voglio

Fate di necessità virtù

Che volete che io facci?

Nutrirsi di speranza

La speranza mi tiene vivo

Non sapete che il tempo é divoratore di ogni cosa? Con il tempo e con un gozzo d’acqua penetra la pietra, così forse il vostro continuo amarla farà diventare quel cuore di Tigre compassionevole

Può darsi, ma non lo credo

Forse voi siete troppo povero

Sono ricco quanto lei

Come lo sapete?

Lo so, e ne son certo.

L’uomo spesse volte si tiene certo di qualche cosa, e resta ingannato.

Ma non è così con me

Forse voi v’ ingannate

Imitare il proverbio

Che proverbio é quello?

Un proverbio che si usa spesso 

Di gratia recitatelo

Con il tempo e con la paglia, le Nespole si matura: o veramente quest’altro, chi va pian, va san

Non ne sapete altri?

Ogni tira l’acqua al suo mulino, così fate voi.

Ma non sapete voi, come ognuno cerca il suo profitto?

Natura ci insegna così.

Ma Dio ci insegna ad amar il nostro prossimo, come noi medesimo, e non esser avari.

Sì, ma pochi seguono le leggi di Iddio.

Ce ne sono degli altri che praticano una nuova Alchimia

Cosa volete voi dire?

Vi dirò come fanno alcuni

Come, ditemi, vi prego.

Imprestar a mai non render, assai promettere e poco attendere, ben guadagnar e poco spendere, farà presto l’uomo ricco.

Questo è un bello proverbio

Ve ne voglio dare altri due belli

Così facendo, mi farete piacere 

Chi cerca spesso ingannar altrui, oppresso resta e ingannato lui.

Questo è bello, e vero.

Cristo lasciò ne li precetti suoi non far altrui quel che per te vuoi

Anche questo è bellissimo.

Capitolo 17: Parlare al buio

Hola, chi va la

Io sono il vostro amico.

Com’é il vostro nome?

Io son chiamato A.

Voi siete il ben trovato.

Così siete anche voi.

Pedonatemi, che non vi ho conosciuto.

Io ve lo credo certo

Dove siete stato così tardi?

Io son stato fuori a cena con un mio amico

Perché avete tardato tanto?

Perché erano tutti amici e non ho potuto partir più presto

Dove andate adesso?

Io vado a casa mia

Ma la porta é serrata, dunque come farò io?

Dormirete meco, se vi piace

Io vi ringratio mille volte

Certo mi par molto buio

Così mi pare a me certo

Avete trovato la guardia?

Signor no ancora

Io me ne meraviglio

Così anche io

Che ora pensate che sia?

Io credo siano le dodici

Non son tante ancora

Hanno suonato già

Li avete sentute?

Si, quasi mezza ora fa

Orsù entriamo in casa

Entrate voi prima

Perdonatemi io non voglio

Orsù che accade, quante cerimonie

Apri la porta servitore

Io son qui signor

E’ stato qui nessuno a domandar di me?

Non che io sappia signore

E chi lo sa dunque?

Dove sei stato tu?

Io son stato fuora

Orsù porta una candela

Signore, volete bere?

Una coppa di vino

Signor no, io vi ringratio

Orsù andate in letto

Io me ne vado signor

Dio vi dia la bona notte

Così faccia anche a voi

Domani che faremo?

Penseremo questa notte

Se vi manca qualche cosa, chiamate il servitore

A che ora vi levate voi la mattina, ditemi

Io levo a sei ore

E’ bona ora certo

Signor si


FIRST FRUITS: LEGGI L’INTERO LIBRO

Puoi leggere First Fruits qui sotto:


Come citare questa voce:

“Resolute John Florio”, “Primi Frutti”, URL https://www.resolutejohnflorio.com/2019/09/19/first-fruits/

Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta il 13 novembre 2019. È stato modificato l’ultima volta il 20 Gennaio 2020.

Note:
  1. Del Re, A., Florio’s First Fruits, Facsimile Reproduction of the Original Edition II, Introduction and Notes, 1936, XVIL
  2. Simonini, R. C. Italian Scholarship in Renaissance’s England, Chapel Hill, 1952, pp. 59
  3. Gallagher, J. The Italian London of John North: Cultural Contact and Linguistic Encounter in Early Modern England, Renaissance Quarterly, 2017, 70 (1). pp. 88-131
  4. Simonini, C., Italian scholarship, cit., pg. 90
  5. Ivi, pg. 93
  6. Hermann, W. H., John Florio: A Worlde of Wordes, Introduction, Florio the reader and lexicographer, University of Toronto Press, 2013