John Florio: ultimi anni e testamento

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Si prega di citare l’articolo come segue: Iannaccone, Marianna. “John Florio: ultimi anni e testamento”, Resolute John Florio, www.resolutejohnflorio.com/it/john-florio-testamento, 2024.

La morte della regina Anna, avvenuta il 2 marzo 1619, segna la fine della carriera attiva di John Florio. All’epoca risiedeva a Fulham, un villaggio allora separato dalla città e collegato a Londra sia da una strada di campagna, spesso impraticabile a piedi a causa del fango, sia via fiume. La vecchiaia e la povertà lo sopraffecero lentamente ma inesorabilmente, pur senza mai annullare del tutto la sua innata fermezza e risolutezza. Da una lettera in italiano indirizzata a Francis Widebank a Whitehall, datata 9 dicembre 1619, emerge chiaramente come, non appena terminata la sua nomina a corte, il lungo e fedele servizio prestato venne immediatamente dimenticato, al punto che le sue legittime rivendicazioni di una pensione furono completamente ignorate:

“La botte dà quello che ha. Il vaso della mia pouera conditione (in questa per me sterile stagione) non mi permette di presentar’ a S.S. (conforme al mio desio) più pretioso liquore, di quello, che altre volte (mentre Troia stette) ho vendemmiato dal genio della picciola vigna del mio arrido ingegno, e spremuto dalla anzi che nò lambrusca, che uua nel torcolo delle mie lugubrationi. Mi dispiace, che non sia beuanda conforme al suo delicato gusto: pure come si sia, la supplico aggradirlo: Et doue non le venisse in taglio di assaggiarne, sia seruita, colocarlo in qualche fiaschetto, o cantoncino del suo ricco museo, sotto alcuna scantìa in terra, che, se non come vino, almeno come agresto potrà talfiata stagionarle qualche insalatuccia. Ma doue vado io con questa agra metafora nella quale, se non fosse il rispetto c’ho di non attediarla, mi stenderei (Se già non l’ho aver fatto) fino al troppo. Aggradisca di gratia S.S. questi due scartafacci, se non per amor mio, che ne sono l’autore, almeno per memoria di quella benedetta anima Reale, (hora in gloria) che ne fu posseditrice, et cento volte gli ha squinternati, come segnale della mia verso di lei candida seruitù. La sua cortesia m’inuita a mandarle il mio seruidore a basciarle le mani in nome mio, et pregarla, che come ha impastata la massa di farina ed acqua, cosi, per l’amor di Dio, si compiaccia, con aggiungnerci un po-po del suo sale, ridurla a pena nutritiuo al mio famelico apetito, et cuocerlo nel forno della sua benignità. Ricorro da lei in confidenza, seguendo l’orme del mio genio, per non saper’ io più che nulla di questi intrighi del mondo; et pregola a solleuarmi da questi affanosi trauagli, ne’ quali le mie disgratie m’hanno ingolfato, e ridotto fino al verde. L’incertezza del tempo; gl’aspri freddi; le strade fangose; la mia importuna vecchiaia; ed infermiccia complessione m’impediscono di poterla vedere conforme al mio debito, ogni giorno. Però con questa mal’abbozzata supplica rifuggo (come lupo cacciato dal bosco dalla fame) allo sperato sussidio si S.S. alla quale augurando il colmo d’ogni compito bene, e perfetta felicità, di cuore le bascio le mani, et (chiedendole perdono del presuntuoso trauaglio, che le addosso) me le confermo ingenuamente per suo affettionj.mo amico, ed inuiolabil seruidore. J Florio. In fretta, dal mio tusculano di Fullam a 9 di Decembre 1619.”

Purtroppo, le due opere allegate sono scomparse, e quindi non conosciamo la natura di queste composizioni di Florio che in passato appartenevano alla regina Anna. Windebank, che era stato suo allievo, utilizzò la sua influenza con un certo successo, poiché il re, con una lettera patente del gennaio 1620, concesse a Florio una pensione vitalizia di 100 sterline, pagabile trimestralmente a partire dal 25 marzo 1620. Tuttavia, questa pensione non fu mai effettivamente corrisposta. Florio riuscì comunque, per un certo periodo, a ottenere prestiti basati sulla promessa della patente. Secondo la nota manoscritta sulla prima lettera inviata da Florio a Cranfield, ricevuta l’11 novembre 1621, la pensione accumulava allora arretrati per un totale di 250 sterline. Un’ulteriore annotazione specifica che l’autore della lettera doveva essere un poeta o un musicista al servizio sia della regina Elisabetta che della regina Anna.

Anche nelle sue ristrettezze economiche, Florio non abbandonò mai l’abitudine radicata di esprimere la propria gratitudine verso gli amici in modo tangibile. Incaricò il suo servitore Arthur di recarsi da Windebank a suo nome, per baciargli le mani e presentargli “duo scartafacci” in memoria di quella “anima reale beata (ora nella gloria)” alla quale appartenevano e che “cento volte li ha squinternati”. Le due lettere indirizzate a Cranfield nel 1621 e nel 1623, come tutto ciò che Florio scrisse, riflettono pienamente il suo carattere.
“Seguendo l’orme del mio genio”, espone il suo caso con un linguaggio dignitoso ma appassionato. Per quanto disperata fosse la sua situazione, con la minaccia di una prigione per debiti e di una tomba da indigente, non c’è ragione di dubitare della sua sincerità. Il suo appello alla giustizia non è né servile né lamentoso; un lampo del suo vecchio spirito combattivo emerge quando menziona il “Sigillo Imperiale d’Inghilterra (che ho sempre ritenuto inviolabile)” e supplica di essere autorizzato a completare e pubblicare la “grande e laboriosa opera per la quale il mio Paese e i posteri…., finché si parlerà inglese, avranno motivo di ringraziarmi e ricordarmi”.
Fino alla fine, come dimostra il lungo testamento redatto il 20 luglio 1625 – un vero testamentum ad posteros – Florio si presenta come il medesimo “Risoluto John Florio”. 1

Il testamento di John Florio: William Herbert, terzo Conte di Pembroke

William Herbert, terzo Conte di Pembroke, a cui Florio aveva lasciato in eredità la sua biblioteca e i suoi manoscritti, rifiutò di accettare il lascito. Ad oggi, non si sa dove si trovi la biblioteca di Florio. I libri furono probabilmente dispersi, a eccezione di una copia di Volpone firmata da Ben Jonson. Arundel del Re ha individuato un altro libro, Imprese di Paolo Giovio, ora conservato presso la British Library, che reca la firma di Florio.

Testamento di John Florio, provato presso la corte prerogativa di CANTERBURY QY HELE: 1625.

Nel benedetto nome di Dio Padre mio grazioso Creatore e Fattore di Dio Figlio Gesù Cristo mio misericordioso Salvatore e nell’Unità e Trinità mio amatissimo Consolatore e Conservatore Amen Io John Florio di Fulham nella Contea di Middlesex Esquire essendo in buona salute di mente sana e perfetta memoria grazie eterne siano rese e date a Dio Onnipotente e ben ricordando e sapendo che nulla è più certo per l’uomo mortale della morte e nessuna cosa più incerta dell’ora di essa faccio nomino pronuncio e dichiaro questo mio Testamento contenente pienamente la mia ultima diretta e irrevocabile volontà e intenzione nel modo e nella forma seguenti Cioè primo e principalmente come il dovere e il Cristianesimo richiedono io pienamente e penosamente addolorato per tutti i miei peccati affido e raccomando la mia anima nelle mani misericordiose di Dio Onnipotente confidando fermamente e fedelmente credendo che solo per i meriti la passione amara il prezioso sangue e la morte gloriosa dell’Immacolato Agnello Gesù Cristo suo Figlio io abbia piena remissione e assoluta indulgenza di tutti i miei peccati e dopo questa vita transitoria viva e regni con lui nel suo benedettissimo regno celeste Quanto al mio misero corpo lo affido alla terra terra come polvere alla polvere affinché sia sepolto in un modo decente come sarà ritenuto opportuno e conveniente da mia amata moglie e dai miei Esecutori qui sotto nominati E per quanto riguarda la disposizione e l’ordine di tutti i miei beni bestiame oggetti affitti denaro piatti gioielli libri vestiario letti tappezzerie stagno ottone suppellettili mobili immobili e tutte le altre cose nominati o non nominati specificati o non specificati con cui Dio nella sua infinita misericordia è stato piacevole benedirmi o che mi sarà concesso in questa vita transitoria io dispongo nomino do ordino e assegno fermamente e irrevocabilmente ogni parte e porzione di essi nel modo e nella forma seguenti

Cioè Item lascio e lego a mia figlia Aurelia Molins l’anello nuziale con cui sposai sua madre essendo profondamente addolorato nel mio cuore che per via della mia povertà non sono in grado di lasciarle altro Item lascio e lego come povero segno del mio amore a mio genero James Molins uno scrittoio nero di velluto ricamato con perle di seme e con un calamaio d’argento dorato e una scatola per la polvere che erano della Regina Anna Item lascio e lego all’illustrissimo mio singolare e sempre onorato buon Signore William Conte di Pembroke Lord Ciambellano della Maestà del Re e uno dei suoi consiglieri reali tutti i miei libri italiani francesi e spagnoli sia stampati che manoscritti essendo in numero circa trecento e quaranta incluso il mio nuovo e perfetto dizionario come anche i miei dieci dialoghi in italiano e inglese e il mio volume sciolto di varie raccolte e rapsodie manoscritte pregando di cuore la sua nobilissima Signoria come una volta mi promise di accettarli come segno e simbolo del mio servizio e affetto verso di lui e per mio riguardo di collocarli nella sua biblioteca sia a Wilton o altrove a Baynards Castle a Londra umilmente chiedendo che dia il permesso e un’assistenza favorevole affinché il mio dizionario e i dialoghi possano essere stampati e il profitto che ne deriverà sia destinato a mia moglie

Item lascio e lego altresì alla sua nobilissima Signoria la pietra Corinne come gioiello adatto a un principe che Ferdinando il Gran Duca di Toscana inviò come dono preziosissimo tra vari altri alla Regina Anna di benedetta memoria l’uso e la virtù della quale sono scritti in due foglietti uno in italiano e uno in inglese contenuti in una piccola scatola con la pietra umilmente supplicando la sua Signoria come confido pienamente e fermamente che farà in carità di prendere sotto la sua protezione la mia povera e cara moglie e di non permettere che sia ingiustamente molestata da alcun mio nemico e anche in caso di estrema necessità di offrirle il suo aiuto la sua parola e la sua assistenza presso il mio Lord Tesoriere affinché le vengano pagati i miei salari e gli arretrati che non sono stati versati o che saranno dovuti al momento della mia morte Il resto il residuo e ciò che rimane di tutti e ciascuno dei miei beni bestiame oggetti gioielli piatti debiti affitti denaro o valore di denaro suppellettili utensili libri inglesi mobili immobili nominati o non nominati e cose di qualsiasi tipo non date disposte o lasciate (purché i miei debiti siano pagati e il mio funerale coperto) lascio interamente irrevocabilmente e inalterabilmente alla mia amatissima moglie Rose Florio rammaricandomi e addolorandomi profondamente che non posso lasciarle di più in compenso del suo amore tenero cura premurosa diligente e continuo lavoro verso di me e con me in tutte le mie fortune e numerose malattie non avendo mai marito avuto moglie più amorevole infermiera più premurosa o compagna più confortante

E io faccio istituisco ordino nomino e dichiaro il reverendo padre in Dio Theophilus Feild vescovo di Llandaff e il signor Richard Cluet dottore in teologia vicario e predicatore della Parola di Dio a Fulham entrambi miei stimati e amati amici e buoni onesti miei soli ed esclusivi esecutori e supervisori E io do a ciascuno di loro per il loro impegno un vecchio scrittoio verde di velluto con un calamaio e una scatola per la polvere in argento che furono un tempo della regina Anna mia sovrana padrona pregandoli entrambi di accettarli come segno del mio affetto sincero verso di loro e di scusare la mia povertà che mi impedisce di ricompensare il loro disturbo fatica e cortesia che confido pienamente e fermamente sopporteranno caritatevolmente e per amore di Dio nel consigliare dirigere e aiutare la mia povera e cara moglie nell’esecuzione di questo mio ultimo e irrevocabile testamento se qualcuno fosse così maligno o innaturale da opporsi o contestarlo E io annullo e revoco del tutto frustro annullo cancello e rendo vano ogni mio precedente testamento legato donazione promessa dono esecutore o supervisore (se dovesse accadere che ve ne siano stati di falsificati o inventati) poiché fino a questo momento io non scrissi né feci né completai alcun altro se non questo solo E io voglio dispongo e ordino che questo e solo questo scritto interamente di mio pugno e con lunga e matura riflessione contenente quattro fogli di carta sia il mio unico ultimo e irrevocabile testamento e non altro né in altro modo

Quanto ai debiti che devo il maggiore e unico è basato su uno scritto obbligatorio di mia mano che mia figlia Aurelia Molins con insistenza mi strappò per circa sessanta sterline mentre la verità e la mia coscienza mi dicono e così sa la sua coscienza che è solo di trentaquattro sterline o giù di lì Ma lasciamo passare poiché fui così imprudente da fare e riconoscere detto scritto sono disposto che sia pagato e liquidato in questa forma e maniera Mio genero come mia figlia sua moglie sa bene ha nelle sue mani come pegno un mio anello d’oro con tredici bei diamanti incastonati che costò alla regina Anna mia graziosa padrona quarantasette sterline sterline e per il quale avrei potuto molte volte ricevere quaranta sterline in denaro contante Su detto anello mio genero alla presenza di sua moglie mi prestò dieci sterline lo prego e supplico di prendere il sovrappiù di detto anello come parte del pagamento così come una cisterna di piombo che ha mia e che si trova nel suo cortile nella sua casa di Londra che mi costò a una vendita pubblica quaranta scellini così come un candeliere d’argento con coperchio del valore di circa quaranta scellini che lasciai nella sua casa essendo malato lì pregando mio genero e mia figlia che il loro intero debito possa essere compensato e soddisfatto vendendo l’affitto della mia casa in Shoe-Lane e così liberare e scaricare la mia povera moglie che ancora non sa nulla di questo debito

Inoltre prego la mia cara moglie che se alla mia morte il mio servitore Artur [spazio lasciato vuoto] si troverà con me e al mio servizio per mio amore gli dia quei poveri giubbotti pantaloni cappelli e stivali che lascerò e anche uno dei miei vecchi mantelli purché non sia foderato di velluto In testimonianza di ciò io il suddetto John Florio a questo mio ultimo testamento (scritto sillaba per sillaba con la mia mano e dopo lunga e matura deliberazione redatto contenente quattro fogli di carta il primo di ventotto righe il secondo di ventinove il terzo di ventinove e il quarto di sei righe) ho apposto scritto e fissato il mio nome e il sigillo abituale con le mie armi Il ventesimo giorno di luglio nell’anno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo 1625 e nel primo anno del regno del nostro Sovrano Signore e Re (che Dio preservi) Carlo il Primo di questo nome re di Inghilterra Scozia Francia e Irlanda Scritto da me John Florio essendo grazie siano sempre date al mio graziosissimo Dio in perfetto senso e memoria Provato il primo giugno 1626 da Rose Florio la vedova gli esecutori nominati nel testamento per certe ragioni rinunciano all’esecuzione. 2

Il testamento di John Florio: La biblioteca

Non è difficile immaginare quale fosse la vita di Florio negli ultimi anni del suo forzato ritiro. È possibile, come suggerito da Miss Yates, che William Vaughan lo abbia visitato, menzionando il “giardino nei sobborghi”. Che alcuni dei suoi vecchi conoscenti siano andati o meno a trovarlo in Bear Street, i libri rimasero i più stretti e fedeli amici di Florio. Gli ultimi frammenti dei suoi scritti evocano l’immagine di Florio seduto nel suo studio, vestito con il suo secondo miglior giustacuore e avvolto in un mantello foderato di velluto durante le serate più fredde, immerso in una conversazione appassionata con un’eletta compagnia di autori italiani, francesi, spagnoli e inglesi. Li interrogava con affetto, fermandosi di tanto in tanto per rivolgersi al suo “scuro scrittoio di velluto verde con calamaio e scatola per la polvere in argento” e annotare, con la sua grafia precisa e raffinata, qualche detto arguto, un aforisma ricco di significato o una parola curiosa che cadeva dalle loro labbra.

La morte di John Florio

Ora è generalmente accettato che Florio morì di peste durante la grande epidemia del 1625, in un periodo compreso tra ottobre 1625 e aprile 1626. Il 26 di quest’ultimo mese, la signora Florio, Rose Spicer, fu registrata come vedova nel registro delle imposte sui poveri di Fulham. Ciò che accadde successivamente alla vedova non è noto, ma sua figlia Aurelia Molins morì da donna facoltosa, lasciando numerosi figli e nipoti.

Bibliografia

Del Re, A. (1936). Florio’s First Fruites, Facsimile Reproduction of the Original Edition II, Introduction and Notes.

Notes

  1. Del Re, A. (1936). Florio’s First Fruites, Facsimile Reproduction of the Original Edition II, Introduction and Notes, XXVI
  2. Il seguente testo è la traduzione in italiano eseguita da Marianna Iannaccone, l’originale in inglese è leggibile alla pagina “Late Years
About The Author

Marianna Iannaccone

Phd student at the University of Insubria, Como (Italy)

I have dedicated over a decade to the study of John Florio’s life and works, contributing to the scholarly understanding of his significant role as a prominent interpreter of Italian humanistic culture in Renaissance England. Through research publications, interviews, and conference presentations, I have sought to elevate awareness of Florio’s intellectual contributions. For further details about my academic background and contributions, please refer to the About page.